Zampe corte; becco usualmente corto e snello, con "cera" spessa e molle alla base; gozzo voluminoso, le cui ghiandole producono il "latte dei piccioni" per nutrire i giovani. Diffusi in tutto il mondo, specie nelle regioni intertropicali.

Ne esistono due famiglie, i cui esemplari più rappresentativi sono: il colombo selvatico, Columba livia, terraiolo, origine delle varie razze di colombo domestico, e la tortora, Streptopelia turtur. L'ordine dei Colombiformi è suddiviso in quattro sottofamiglie, tra le quali è compresa la sottofamiglia dei Colombini che conta 190 specie, raggruppate in 16 generi. I generi più numerosi tra i Columbini sono il genere Columba ed il genere Macropygia; quest'ultimo comprende numerose specie a coda lunga, distribuite dall'Himalaya fino all'Australia, attraverso le isole della Sonda e la Nuova Guinea; affine a queste specie era la Colomba Migratrice (Ectopistes migratorius) dell'America Settentrionale, che viveva in branchi di milioni di individui e che si è estinta all'inizio del secolo a causa della caccia spietata fattale dall'uomo.


Le specie del genere Columba, i "veri colombi", sono 52, sparse in varie parti del mondo. Esse hanno grossezza e forma comprese tra quelle del Torraiolo e quelle del Colombaccio.


Ricordiamo, quali specie più affini alla Columba livia, la Columba leuconota e la Columba rupestris; la prima, straordinariamente somigliante ad alcune varietà dei nostri colombi domestici (Triganini), allo stato adulto ha infatti piumaggio bianco, con testa, ali e coda colorate; vive in Himalaya, Afghanistan, Cina e Birmania settentrionale.
La Columba rupestris ha colore grigio cenere con verghe nere, di tinta intermedia tra C.livia e C.leuconota, e vive più a nord, nell'Altai russo, Tibet, Mongolia, Cina settentrionale e Corea.


Da citare ancora il Colombaccio (Columba palumbus) e la Colombella (Columba oenas) che sono le nostre specie migratrici.
Tutte le varietà dei nostri piccioni domestici derivano dalla specie Columba livia, il colombo selvatico, detto anche "Torraiolo" o "di roccia" . Esso ha una distribuzione geografica molto estesa: vive in Europa sulle coste rocciose del Mediterraneo e lungo le coste dell'Atlantico dalla Scozia fino alla Spagna, nonché sulle rupi delle montagne nordafricane; è anche presente in Asia settentrionale ed occidentale ed in India.
La tipica Columba livia ha testa piccola e rotondeggiante, becco nero, iride arancione, zampe rosso scure ed unghie nere; il colore predominante nel suo piumaggio è il blu, in varie tonalità. La testa, iI collo ed il petto hanno colore grigio scuro ardesia, con riflessi fra il verdastro ed il viola sul collo ed il petto; le remiganti primarie hanno colore grigio cenere scuro, le timoniere sono un poco più chiare, con una banda nera all'estremità; la parte inferiore del corpo è grigio azzurra, il dorso e tutto lo scudo alare hanno colore cenerino azzurrognolo molto chiaro; l'ala è traversata da due verghe nere: il vessillo esterno delle due timoniere laterali è bianco; il groppone è biancastro.


Esistono numerose sottospecie locali di Livia, alcune delle quali con groppone colore cenerino. In Italia il colombo selvatico è ancora abbastanza diffuso lungo l'Appennino, in Sicilia, in Sardegna e nelle zone carsiche della Venezia Giulia, ma l'area di diffusione della specie va rapidamente contraendosi a causa della distruzione delle colonie di questi uccelli e a causa dell'inquinamento genetico da colombi domestici.

Il colombo domestico dall'antichità ad oggi

Sebbene l'addomesticamento del colombo risalga a tempi remotissimi, senza dubbio esso è avvenuto in epoca più recente dell'età della pietra (circa 6000 anni a.C.), periodo in cui i canidi si associarono alle comunità degli uomini che allora erano esclusivamente cacciatori e praticavano il nomadismo durante la bella stagione, rifugiandosi in caverne naturali nei mesi invernali. L'addomesticamento del colombo sarebbe avvenuto quindi solo in seguito al raggiungimento di un certo grado di civiltà da parte dell'uomo: tribù stanziali, insediate in abitazioni fisse e costruite dall'uomo ormai dedito, oltre che alla caccia, anche all'agricoltura ed all'allevamento dei primi animali domestici. Il colombo è stato, tra gli uccelli, il primo ad essere addomesticato ed oggetto di particolari attenzioni da parte dell'uomo.


Nell'antico Egitto si consideravano ospiti degli Dei, e pertanto sacri, i branchi di colombi, che popolavano i templi.
Il primo documento in cui si parla di colombi domestici, secondo Lepsius, risale alla quinta dinastia egiziana e cioè 3200 anni circa prima dell'Era volgare, ma il Birch, del Museo Britannico, asserisce che si parla del colombo in una lista di pietanze per una cena che data della precedente dinastia. I colombi figurano nei geroglifici e in scene della vita rurale degli Egizi. Fra le tavole di Ti, funzionario della quinta dinastia, se ne trova una in cui è rappresentato un cortile ove vengono imbeccati dei colombi. Si parla di colombi domestici nella Genesi, nel Levitico ed in Isaia.
La legge di Mosè prevedeva il sacrificio di questi animali come forma di espiazione. Fino alla nascita di Cristo era consuetudine che i poveri offrissero al tempio una coppia di colombi. A proposito di questi sacrifici espiatori, nel capitolo quinto del Levitico si legge: "Ma se non si ha il mezzo di offrire o una pecora o una capra, si offrano al Signore due tortorelle o due piccioni colombi". Nella Genesi è menzionato il colombo, sia quando Noè lo fece uscire dall'arca per tre volte, sia a proposito del sacrificio di Abramo.


In seguito alle numerose guerre di allora il culto dei colombi si propagò a tutto il mondo civilizzato: in Assiria, tra i Fenici, in Siria, in Palestina, a Cipro.
In Siria il colombo era sacro: tale credenza veniva da Babilonia ove questo animale era sacro alla Dea della natura; la tradizione dice che la regina Semiramide venne allevata dai colombi.


Nei pressi di alcuni insiediamenti Etruschi in Toscana esattamente a Sovana, Sorano e Pitigliano possiamo ancora oggi vedere delle grosse colombaie che venivano usate da questo antico e misterioso popolo (IIIV secolo a.C.) per l'allevamento dei colombi. A tale scopo venivano destinate le pareti di alcune grosse grotte di tufo nelle quali venivano scavate delle piccole nicchie una accanto all'altra (a centinaia). Oltre a questo ritroviamo delle testimonianze anche in alcuni dipinti rupestri dove vengono raffigurati gruppi di colombi in volo "incorniciati" da ramoscelli d'olivo.

In Grecia l'allevamento dei colombi era già diffuso ai tempi di Omero (circa 1000 anni a.C.), mentre nel V secolo a.C. essi già costituivano una caratteristica delle strade e delle piazze di Atene. Come messaggeri i colombi furono impiegati per la prima volta in Siria e questo tipo di impiego si estese presto anche ad altri popoli.


Anacreonte, il più apprezzato tra i Poeti lirici greci, in una sua ode da la prova che sei secoli prima di Cristo i Greci ben conoscevano il mezzo di trasmettere i dispacci per mezzo dei colombi.


Sempre in Grecia l'annuncio della vittoria nei giochi olimpici veniva dato per mezzo dei colombi. Presso i Siculi ed i Greci si allevavano i colombi messaggeri nelle colombaie sacerdotali dei templi di Afrodite, per servirsene come mezzo di diretta comunicazione tra i vari templi.
Probabilmente i colombi arrivarono in Italia proprio passando per il tempio di Afrodite sul monte Erice, in Sicilia.
Delle colombe di Erice e delle cosiddette Anagogie (feste di partenza) parla Eliano ("Degli Animali" Libro IV).
Dalla Sicilia l'interesse per la colombicoltura si diffuse rapidamente a Roma e nell'Italia, soprattutto nella zona attorno a Modena che costituiva una importante colonia romana per la sua posizione geografica.


Varrone, Eliano, Columella, Plinio, Catone parlano dei colombi. Varrone (I secolo a.C.) nel De Rè Rustica tratta con dovizia di particolari dell'allevamento dei colombi, riferendo che ai suoi tempi un paio soleva essere venduto per 1.000 sesterzi e che vi erano colombaie con 5.000 animali. Columella (I secolo d.C.) insegna come costruire una colombaia e paria dei vari metodi di ingrasso dei piccioncini. Gli storici Plinio nella sua " Storia Naturale" nonché Frontino raccontano che, nell'anno 43 a.C., quando Modena era assediala da Marco Antonio, i collegamenti tra Decio Bruto, assediato nella città, e l'accampamento del console Irzio vennero stabiliti e mantenuti per mezzo di colombi che recavano messaggi. Sempre Plinio continua dicendo che in quei tempi "per amore dei colombi molte persone quasi impazzivano a Modena, costruivano per questi animali delle torri sui tetti delle case e andavano vantandosi ognuno dell'eccelsa qualità e della nobiltà di sangue dei propri colombi". Cifre assai elevate si pagavano per colombi con una genealogia di particolare valore.
Anche in Asia i colombi godettero di grande favore. Nell'antica lingua Sanscrita figuravano 25/30 nomi di razze di colombi e altri 15/16 nomi erano di provenienza persiana; nessuno di questi nomi è comune con le lingue indo-europee: ciò dimostra l'antica domesticità dei colombi in Oriente.
In Cina già nel terzo secolo a.C. esisteva un servizio postale che, grazie ai colombi viaggiatori, metteva in comunicazione Pechino con tutte le regioni dell'impero: i Cinesi applicavano alle timoniere dei loro colombi un fischietto speciale, costruito in legno o in osso. che produce durante il volo degli stormi un fischio assai gradito (tale usanza è tuttora praticala in Cina e nell'Estremo Oriente). A Babilonia e in Egitto un servizio postale regolare per mezzo di colombi viaggiatori fu istituito nel 1000 a.C.


Nell'India del 1600, al tempo di Akber Khan, i colombi erano assai apprezzati: l'imperatore si dedicava con passione all'arte del loro allevamento: la colombaia di corte era composta di 20.000 soggetti ed i mercanti portavano continuamente da altri paesi collezioni di grande valore, mente altre erano mandate in dono dagli Imperatori dell'Iran e di Turan.
Taverin asserisce che essendo in Persia l'allevamento dei colombi proibito ai cristiani, molti popolani nel 1700 si convertivano all'islamismo solo per questo scopo. In Europa i colombi domestici di razza furono portati in Spagna durante la dominazione araba: contemporaneamente i mercanti veneziani introdussero in Occidente varietà esotiche provenienti dall'Asia Minore e da Cipro ed i marinai olandesi portarono nel loro paese razze fino ad allora sconosciute, originarie dell'Oriente.


L'italiano Ulisse Aldrovandi di Bologna, fu il primo in Europa a scrivere, attorno al 1600 un trattato scientifico sulle razze di colombi esistenti ai suoi tempi.
Al di fuori dell'Italia l'allevamento dei colombi si diffuse in Francia, Belgio, Olanda. Austria, Germania e soprattutto in Inghilterra.
Shakespeare fu un profondo conoscitore di colombi; Maria Stuarda durante la prigionia chiese per lettera ad un amico all'estero di mandarle dei colombi, onde poter ingannare il tempo allevandoli in gabbie. In Italia, nella città di Modena, era diffuso da tempo immemorabile il "gioco di far volare" i colombi Triganini. Ci sono state tramandate molte testimonianze in merito, la più famosa delle quali è quella, risalente al 1614, di Alessandro Tassoni che, nel suo poema eroicomico "La Secchia Rapita", parla delle persone dedite a questo sport, i Triganieri.

Il periodo di maggiore diffusione di questa usanza fu all'inizio del 1800, quando numerosissime persone, appartenenti ad ogni ceto sociale, durante l'inverno passavano buona parte della giornata sui tetti, incuranti delle temperature spesso rigide e dimentichi di tutto ciò che li circondava, presi come erano dalla passione per il loro gioco.
Anche a Reggio Emilia, città poco lontana da Modena, si diffuse la colombicoltura e venne selezionata una varietà assai leggiadra di Colombo Cravattato (Reggianino).


La colombicoltura, sia in Italia che nelle altre Nazioni europee, fu per secoli il passatempo preferito dalla gente del popolo e di molti nobili; il numero delle razze e delle varietà allevate in Europa restò tuttavia, fino al '700, piuttosto limitato.
La svolta decisiva ed il punto di partenza della colombicoltura selettiva moderna è costituito dalla pubblicazione delle opere di C. Darwin "L'origine delle specie per mezzo della selezione naturale" e "Le variazioni delle piante e degli animali allo stato domestico", avvenuta attorno alla metà del 1800.
Le tesi propugnate da Darwin trovarono conferma alla loro validità e furono rapidamente attuate in colombicoltura, portando alla creazione di numerosissime nuove varietà. Il materiale di lavoro era fornito, oltre che dalle razze già esistenti in Europa, da nuove razze che venivano importate dalle colonie orientali soprattutto in Inghilterra, allora centro di un vastissimo impero.


Dall'Inghilterra le nuove razze si diffondevano nel Continente, in Olanda, Francia. ma soprattutto in Germania, qui la colombicoltura ha conosciuto i più grandi successi e la massima diffusione. Ancora oggi, nonostante altri passatempi assai più in voga tra i giovani l'abbiano in parte soppiantata, la colombicoltura rimane in Germania il passatempo preferito da migliaia di persone.
Una esposizione tedesca è pur sempre un mastodontico campionario di ciò che l'uomo ha saputo fare per correggere e modificare a suo piacimento quello che la natura gli ha offerto.
In Italia, anche se la colombicoltura non ha mai raggiunto la diffusione conosciuta in Germania, la passione per i colombi ha prodotto come risultato alcune razze assai apprezzabili e molto ricercate anche all'estero. Onde incentivare la diffusione delle nostre razze e delle centinaia di altre straniere ci auguriamo che questo lavoro possa costituire un valido strumento, al servizio delle persone che desiderano dedicarsi a questa antica ma sempre attualissima ed appassionante attività

 

http://www.ilpollaiodelre.com/colombi.htm

 

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